


Il Cisternone di Livorno, noto anche come Gran Conserva, è un imponente serbatoio d’acqua in stile neoclassico, progettato dall’architetto Pasquale Poccianti e costruito tra il 1829 e il 1842. Situato lungo l’attuale viale Giosuè Carducci, rappresenta il terminale monumentale dell’Acquedotto Leopoldino, destinato a raccogliere e distribuire le acque sorgive provenienti da Colognole per soddisfare il crescente fabbisogno idrico della città.
Architettura e design
Il Cisternone è considerato una delle più significative opere neoclassiche italiane. La sua facciata è caratterizzata da un portico tuscanico con otto colonne, sormontato da una maestosa semicupola a cassettoni, ispirata al Pantheon di Roma. L’interno, ancora oggi funzionante come serbatoio, è suddiviso in cinque navate di larghezza e sette di lunghezza, sostenute da numerosi pilastri tuscanici che sorreggono le volte a vela della copertura.
Funzione e innovazione
Originariamente, l’acqua proveniente da Colognole veniva filtrata attraverso strati di ghiaia e carbone nella parte posteriore della cisterna. Con l’introduzione del cloro per il trattamento delle acque, il sistema di filtraggio fu rimosso, permettendo alla vasca di raggiungere una capacità complessiva di circa 11.000 metri cubi.
Il Cisternone nel cinema
Il Cisternone ha fatto una breve apparizione nel film I sequestrati di Altona (1962) di Vittorio De Sica, dove la sua facciata fu utilizzata per rappresentare un teatro tedesco nella Germania nazista. Più recentemente, è stato utilizzato per le riprese del film Il diario di Matilde Manzoni di Lino Capolicchio.
Visite e accessibilità
Il Cisternone è generalmente chiuso al pubblico, ma in occasioni speciali vengono organizzate visite guidate gratuite su prenotazione. Ad esempio, dal 15 al 21 aprile 2024, sono state programmate visite pomeridiane, con prenotazione tramite telefono o l’app Eventbrite.
Il Cisternone e la pittura livornese
Il Cisternone di Livorno, con la sua maestosa architettura neoclassica ha ispirato numerosi artisti locali, diventando un soggetto ricorrente nella pittura livornese. Tra i pittori che hanno rappresentato il Cisternone, Voltolino Fontani (1920–1976) è noto per aver immortalato vari scorci di Livorno, inclusi elementi architettonici significativi come il Cisternone. Le sue opere spesso riflettono l’anima della città, combinando elementi realistici con una visione personale e colorata.
Anche Mario Madiai, sebbene non abbia dipinto direttamente il Cisternone, ha esposto le sue opere in luoghi legati a Poccianti, come il Cisternino dei Poccianti. Le sue vedute livornesi seguono la tradizione dei pittori postmacchiaioli, mostrando un profondo legame con l’architettura e l’atmosfera della città.
Anche Benvenuto Benvenuti (1881–1959), uno dei principali esponenti della pittura livornese del primo Novecento, si interessòal Cisternone, inserendolo in alcune delle sue vedute urbane. Benvenuti era un artista attento all’architettura monumentale della sua città, e il Cisternone, con la sua imponenza neoclassica, fu per lui un soggetto d’interesse visivo e simbolico. Sebbene non vi sia un’opera celebre interamente dedicata al Cisternone come tema centrale, è documentata la sua presenza in alcuni paesaggi urbani e scorci livornesi dipinti dall’artista, soprattutto nei lavori giovanili legati alla stagione divisionista. Alcune vedute della zona del viale Carducci, talvolta includono la massa architettonica del Cisternone sullo sfondo. In stile divisionista e poi più realista-lirico, Benvenuti si concentrava su luce, colore e atmosfera, e il Cisternone gli offriva una combinazione ideale: architettura solenne + luce toscana + contesto urbano.
Oltre alle opere pittoriche, il Cisternone è stato rappresentato in stampe e incisioni, come una silografia del 1891 che ne mostra la facciata monumentale. Queste rappresentazioni hanno contribuito a diffondere l’immagine del Cisternone come simbolo di Livorno.